lunedì 9 giugno 2014

Scrivo lettere che non invierò mai


Tutto è iniziato quando scrissi quelle 6 pagine alla mia ex. Di solito quando le scrivevo qualcosa a mano poi glielo facevo leggere, adoravo guardare la sua faccia mentre scorreva le parole davvero troppo melense, troppo esagerate, troppo giovani di quelle lettere. Dio quanto ero giovane anche io. 
Quella era diversa però.
Stavamo insieme da più di un anno e, parliamoci chiaro, ci eravamo stufati entrambi di tutte quelle parole dolcissime dette quotidianamente. Non so nemmeno perché non gliela diedi, però ricordo molto bene il mio stato d'animo quando la scrissi. Comunque mi capitò molto tempo dopo di ritrovarla e rileggerla. Ero allo stesso tempo spaventato e contento. Spaventato perché "oddio ma che persona ero?"; contento perché "accidenti ero proprio felice quel periodo".
È capitato poi tante altre volte successivamente di "parlare" con una persona attraverso le lettere, senza mai inviarle, sempre tenendole per me, non aspettandomi una risposta, ma solo per capire come mi sarei comportato, cosa avrei detto in quella situazione. Mi sono reso conto che mi aiutava in molti modi. Riuscivo a tranquillizzarmi un po' se ero arrabbiato, a rasserenarmi se ero particolarmente triste, a placarmi un po' se mi sentivo tanto innamorato. Così ho continuato a scrivere a quelle persone, senza che esse l'abbiano mai saputo, ma scrivevo per me. D'altronde non c'era bisogno che lo sapessero.
Mi rendo conto, rileggendo alcune di queste lettere, delle persone che ho incontrato, di quanto fittizio fosse l'affetto provato per loro, di quanto stupido sia stato talvolta a provare certi sentimenti precoci, o semplicemente fugaci. 
Una lettera non inviata è come una lettera non scritta per chi dovrebbe riceverla, a lui non cambia nulla, non se l'aspetta e soprattutto a quella persona non interesserebbe leggerla, lo farebbe con superficialità, freddezza, menefreghismo.
E cosa rimarrebbe poi di quella lettera? Solo le parole ed i concetti fatte a brandelli da un trita documenti emotivo. 
Allora tanto vale scrivere le lettere per gli altri e mandarle a noi stessi.

1 commento:

  1. Ho letto alcune cose sul tuo blog ma questo articolo ha catturato maggiormente la mia attenzione: anche io in un certo senso scrivo "lettere" per gli altri, nel senso che tendo ad esprimere i miei sentimenti verso determinate persone tramite lo scritto, piuttosto che parlando. Faccio una fatica tremenda a mettere insieme un discorso sensato parlando, mentre nero su bianco mi viene spontaneo.
    Però per quanto riguarda il non inviare queste lettere, non sono d'accordo. O meglio, io tento sempre di far arrivare le mie parole alla persona interessata. Poco importa se questa le getterà nel cestino senza nemmeno leggerle; in una visione egoista della cosa "almeno il mio l'ho fatto".
    Per tanto tempo ho tenuto tutto dentro e ora che mi sono liberata di questo vincolo auto imposto, mi sento tremendamente meglio!
    Perciò, concludendo questa risposta logorroica, magari una volta prova a inviare una di queste lettere ;)

    Ilaria

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