La grandezza di
qualsiasi cosa di artistico sta nel rimanere sempre costante nella sua bellezza
e validità ed allo stesso tempo cambiare significato a seconda del nostro
periodo storico. Pirandello è colui che ha rivoluzionato non solo il teatro o l’arte
in generale, ma anche il nostro modo di rapportarci con le persone. Ha cambiato
la vita.
Quando ero più giovane,
quando avevo 18 anni e pensavo che i miei pensieri e le mie idee fossero incorruttibili,
anche se poi ero consapevole che prima o poi avrei cambiato sia gli uni che le
altre, diedi la prima interpretazione, per banale che fosse, dei “Sei
Personaggi in cerca d’autore” come ero abituato a fare all’epoca, ovvero con un
infantile schema buono-cattivo. In questa schematica visualizzazione i
personaggi erano i buoni, incorruttibili, perfetti, con una personalità fissata
ed unica, erano loro e basta, mentre
gli attori, sempre dediti al cambiamento, sempre interpretando chi non erano,
essendo quindi persone vuote, dei nessuno,
erano inevitabilmente i cattivi.
Andando avanti con gli
anni mi resi conto, rileggendo tutto quanto forse per la ventesima volta, che
non esisteva questo schema, e che invece sia da una parte che dall’altra c’era
un tentativo per far capire all’altro le sensazioni che c’erano. L’opera si era
trasformata in un dialogo, un drammatico ed incredibilmente crudele dialogo.
Oggi ho aperto gli
occhi su questo pezzo d’arte per la terza volta, trovandomi di fronte ad una
delle più grandi controversie che negli ultimi tempi sembra sconvolgere l’uomo,
specialmente sui social network ed in particolare quello che uso di più,
twitter: il problema della coerenza. Già perché quest’oggi mi trovate dalla
parte del capocomico. E non perché è una persona che come me cambierà idea con
passare del tempo, non perché è fatto di carne come me, a contrario del
personaggio che è frutto di un’idea; sono dalla parte del capocomico perché oggi
ho capito che lui è una persona, l’altro un personaggio. E solo un
personaggio ha la facciatosta di poter dire che non cambia mai idea, perché è
fatto così e vive la sua triste e piccola vita nel suo triste e piccolo mondo
chiuso e ripetitivo (sto parlando dei personaggi del dramma, se non l’avete
letto fatelo).
Il caro vecchio Gigi mi
scuserà per averlo usato ancora una volta per parlare di un argomento così
basso, ma non posso farci niente se quello che aveva in testa è applicabile a
così tante cose anche a quasi 100 anni di distanza.
A quanto pare oggi è
diventata una colpa non essere coerenti con le proprie opinioni, e per carità
ci posso anche stare che se uno cambia idea ogni dodici secondi sia un po’ da
biasimare o quantomeno prendere quello che dice con le pinze, guanti e quella
tutona che si mettono i bombaroli per il disinnesco come in “The Hurt Locker”,
ma da qui a non avere talmente un cazzo da fare che stare tutto il giorno in
cerca da qualcuno da scovare che il giorno prima avesse un’opinione diversa mi
sembra esagerato. Maniacale perlomeno. Tanto più che non esiste nulla di più
fisiologico che cambiare idea, tranne forse andare al bagno. Cambiare significa
crescere personalmente, avere più consapevolezza di quello che si sta facendo,
non necessariamente rinnegare il proprio pensiero. Siamo di nuovo sullo stesso
punto: le nostre idee cambiano a seconda del nostro momento. O volete dirmi che
non avete mai creduto a Babbo Natale? Ah ci credete ancora?! Scusate! No no
esiste, esiste!
La coerenza come la
intende qualcuno che mi capita di leggere è semplicemente stupidità. La coerenza
è la conformità tra quello che si pensa e quello che si fa, e non la conformità
tra quello che si pensava ieri e quello che si penserà domani, né quello che
pensavamo ieri e che faremo domani. La coerenza è qui ed adesso, è solo nel
presente. Se odiate gli americani ma domani vi chiama vostro zio per regalarvi
una villa a Miami Beach o a Malibù o un super attico a Times Square, tutto
pagato, non gli dite “guarda, grazie ma no perché io gli americani non li sopporto”.
E se glielo dite, beh peggio per voi -ovviamente è solo un esempio, uno può
dire no per tutta un’altra serie di ragioni, ma non stiamo parlando di questo. Vi
sfido a dire di no ad una proposta allettante solo perché va vagamente contro i
nostri principi morali o perché la reputavamo brutta e cattiva il mese scorso. Parliamoci
chiaro, nessuno sta parlando di truffare la gente, o bombardare un villaggio
afgano per soldi; si parla di cose terra terra, come può essere l’opinione riguardo
una persona o più di una, un film, un’azienda, una religione e quant’altro. Mica
qualcosa di illegale ed immorale, sia mai che passi questo messaggio.
Concludendo questa
enorme pippa mentale nonché post vagamente polemico vi lascio ad uno
dei pezzi che più mi piace dei “Sei personaggi in cerca d’autore”, che è poi il
pezzo a cui facevo riferimento all’inizio. Fate le vostre riflessioni su questo argomento e se sono diverse dalle mie fatemelo sapere così magari ci facciamo una chiacchierata. Buona lettura e spero di non avervi
rotto troppo le palle.
IL PADRE:
(quasi in sordina, con melliflua umiltà) Soltanto per sapere, signore, se
veramente lei com'è adesso, si vede... come vede per esempio, a distanza di
tempo, quel che lei era una volta, con tutte le illusioni che allora si faceva;
con tutte le cose, dentro e intorno a lei, come allora le parevano - ed erano,
erano realmente per lei! - Ebbene, signore: ripensando a quelle illusioni che
adesso lei non si fa più, a tutte quelle cose che ora non le
"sembrano" più come per lei "erano" un tempo; non si sente
mancare, non dico queste tavole di palcoscenico, ma il terreno, il terreno
sotto i piedi, argomentando che ugualmente "questo" come lei ora si
sente, tutta la sua realtà d'oggi così com'è, è destinata a parerle illusione
domani?
IL CAPOCOMICO: (senza aver ben capito, nell'intontimento della speciosa argomentazione) Ebbene? E che vuol concludere con questo?
IL PADRE: Oh, niente, signore. Farle vedere che se noi (indicherà di nuovo sé e gli altri Personaggi) oltre la illusione, non abbiamo altra realtà, è bene che anche lei diffidi della realtà sua, di questa che lei oggi respira e tocca in sé, perché - come quella di jeri - è destinata a scoprirlesi illusione domani.
IL CAPOCOMICO: (rivolgendosi a prenderla in riso) Ah, benissimo! E dica per giunta che lei, con codesta commedia che viene a rappresentarmi qua, è più vero e reale di me!
IL PADRE: (con la massima serietà) Ma questo senza dubbio, signore!
IL CAPOCOMICO: Ah sì?
IL PADRE: Credevo che lei lo avesse già compreso fin da principio.
IL CAPOCOMICO: Più reale di me?
IL PADRE:
Se la sua realtà può cangiare dall'oggi al domani...
IL CAPOCOMICO:
Ma si sa che può cangiare, sfido! Cangia continuamente, come quella di tutti!
IL PADRE:
(con un grido) Ma la nostra no, signore! Vede? La differenza è questa! Non
cangia, non può cangiare, né esser altra, mai, perché già fissata - così -
"questa" - per sempre - (è terribile, signore!) realtà immutabile,
che dovrebbe dar loro un brivido nell'accostarsi a noi!