martedì 24 settembre 2013

Venus

Si sa che i latini hanno un fuoco dentro che difficilmente si estingue. Siamo romantici da millenni, ed inventiamo cazzate da più o meno il giorno dopo.

E sì perché saremo anche latini, fondatori, sperimentatori, sviluppatori dell’ars amatoria, ma siamo anche romani. E non serve che si aggiunga altro. E non intendo romani come abitanti della città, bensì discendenti dell’antica popolazione che ci ha reso famosi in tutto il mondo. Siamo tutti romani, c’è poco da fare: tutti romanticoni, amanti dell’amore, del sesso e delle bugie, dell’inganno. Dopotutto cosa c’è di più eccitante dell’inganno?
Pensate solo alle volte in cui, nella mitologia, gli Dèi si trasformano per ingannare gli umani. Pensate che Roma fu fondata grazie ai discendenti di un antico inganno: Venere vuole farsi Anchise (sto sculato), e dalla loro unione nasce Enea; suo figlio Ascanio fonda Alba Longa, la sua famiglia regna un sacco blablabla fino a Numitore che costringe la nipote Rea Silvia a farsi vestale, ma arriva Marte (che strano, un altro Dio!) che se la scopa e la mette in cinta, ma chi ce crede che è stato Marte –pensa lei-, ‘sti du’ regazzini me tocca metteli dentro ‘na cesta, ‘nse sa mai che ariva ‘na lupa e me li salva dar fiume.

 Questa in breve la storia della fondazione di Roma. Capite bene quanta importanza abbiano, Venere, l’amore, Marte e l’inganno nella nostra storia. E quanta importanza deve aver avuto per i nostri antenati.

Pensate quindi adesso al romanticismo dei romani - e a quanto si assomiglino, casualmente in questo contesto, le due parole.
Pensate agli avi dei nostri avi, custodi, ideatori, creatori di migliaia di storie e miti. 

Pensate invece a dove portereste la ragazza che avete intenzione di corteggiare in modo romantico. E se foste romani vissuti 2500 anni fa?
Credo più o meno nello stesso posto: al mare, al tramonto. Se non altro per l’antico cliché del contatto con la natura e la sua bellezza incontaminata che ci mette sempre in pace col mondo.
C’è qualcosa di più romantico, nel pensiero comune, di guardare con la nostra amata il sole che scende verso l’orizzonte, che colora pian piano tutto il cielo in modo così straordinario?
o guardarlo alzarsi, invece, irradiare il nostro mondo, riempirlo di luce?

Alba Longa. La città fondata da Ascanio e che può vantare l’appellativo di “Mater Urbis”, la stessa in cui io oggi vivo, ha nel suo stesso nome un riferimento, seppur molto celato, all’amore: l’alba.

 Continuate a guardare, ochhi fissi all'orizzonte, perché lo spettacolo non è finito: c’è una stella, la più luminosa della volta celeste.La stella del mattino o della sera. Ma che non è una stella. È Venere.

Ricordate l’amore, l’importanza di Venere, gli antenati fantasiosi che generano storielle, il romanticismo dei romani, dei latini?
 Quale perfezione maggiore, allora, di chiamare la dea della bellezza e dell’amore come la cosa più bella e più romantica che ci è permesso guardare?

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