martedì 27 marzo 2012

L'importanza del teatro


La sedia è scomoda, la posizione laterale. Non poteva andare peggio. Il brusio della sala si fa sempre più alto, e le luci sono ancora tutte accese. L’aria si carica di aspettative, e l’attesa diventa insopportabile. In un attimo tutto si perde in un vortice, che cattura, trasporta ed immerge in un’atmosfera da sogno.
Non esiste più la sedia, né brusio, né persone intorno; tutto si mescola per fare spazio a qualcosa di superiore, qualcosa di imprescindibile, qualcosa di unico. La luce in sala ora tace, ed iniziano a parlare i personaggi. Noi siamo lì, sospesi in aria come una creatura eterea e senza forma, e vaghiamo in giro per il teatro. Non siamo più spettatori, facciamo parte dell’arredamento, ed assistiamo inermi a quella parte di vita che prende vigore sul palcoscenico. Sempre uguale, immutata, sera dopo sera. Deve raccontarci qualcosa, deve insegnarci qualcosa, deve far in modo che qualcosa ci rimanga dentro, deve far in modo che quel qualcosa ci sia d’aiuto in qualche momento della nostra vita. È per questo che i greci andavano a teatro, ed è per questo che lo inventarono, ed è ancora per questo che gli diedero quel nome. Siamo lì, possiamo solo assistere a quello che sta succedendo, non prenderne parte, ma farne parte. Non siamo più spettatori, ma siamo lì, nella scena, come un nuovo personaggio, che prende nota di quello che le persone dicono o fanno, cerca di interagire, ma non può, è inerme, vuole parlare ma non ha la bocca. È costretto ad assistere, senza nessuna voce in capitolo a quello che accade in “casa”, un po’ come quando ci troviamo a cena da amici e d’un tratto scoppia una lite che non ci riguarda.
Da quel momento in poi cerchiamo un’identificazione per quel posto e quel momento, la nostra personalità esce fuori, e vediamo le circostanze dal nostro punto di vista. Abbiamo opinioni, prendiamo decisioni e decidiamo come le cose debbano andare. L’autore ha provato a rimanere esterno alla faccenda, ma non ci è riuscito; ha provato a dare una visione generale, ma ognuno avrà sempre la sua. Fosse solo per questo l’autore avrebbe fallito in pieno. Ma qualcosa ha dato, ha donato qualche emozione, ha fatto riflettere singolarmente ogni persona seduta in sala, ha insegnato qualcosa ad ognuno di noi. Ed è per questo che non ha fallito.
E poi magicamente tutto si dissolve. Il sipario si chiude, si accendono le luci. È il momento di risvegliarsi da quel sogno onirico, in cui tutti i problemi del mondo convergevano nella scena. È il momento di tornare, volenti o nolenti, alla vita di tutti i giorni. Vorremmo rimanere intrappolati in quell’evanescente nuvola di pensieri, ma bisogna uscire e tornare a casa.
Due ore passate, “perse”, che non ritornano più, e neanche ci siamo accorti come.

1 commento:

  1. Mi fa sempre piacere leggere i tuoi articoli tra un disegno e l'altro ;D continua così! tvb Federica Ioli

    p.s non riesco a pubblicare il commento se non con anonimo...XD povera me!

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